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edificio diruto

Anche Progettisti e Direttori lavori penalizzati nel farsi pagare incarichi già compiuti per le cessioni del credito limitate

In queste ultime settimane ho sentito diversi colleghi ingegneri, architetti e geometri lamentarsi sul blocco delle cessioni del credito, a causa dei sopravvenuti decreti Antifrode e compagnia bella.

Nonostante che il Governo abbia poi posto rimedio, o abbia tentato, il ripristino della cessione del credito in forma 1 + 2 non ha risolto il problema: è difficile convertire in moneta pagata la cessione del credito quando è il professionista tecnico a fare lo sconto in fattura.

Stiamo parlando del Tecnico che ha fatto le pratiche edilizie per opere agevolate da Superbonus o Bonus edilizi minori, che ha svolto la direzione lavori, e magari collaudato le varie opere compiute.

Il cantiere nel frattempo è stato smantellato, e magari le imprese nel frattempo potrebbero aver riscosso i vari importi perchè in qualche modo; ipotizziamo invece che il professionista tecnico invece non si sia mosso nei tempi e modi giusti, e non sia riuscito a posizionare/proporre i propri crediti fiscali ad un istituto di credito o vari enti.

Molti colleghi, troppi per i miei gusti, mi hanno confermato in questi primi giorni di Aprile 2022 che hanno emesso diverse notule a importo zero: viene applicato l’importo della parcella pari “x” calcolato con “Decreto Parametri 2016”, in cui tale importo “x” viene contestualmente azzerato per essere venduto a chi di dovere.

In sostanza hanno notevoli importi di parcelle da incassare e convertire in moneta sonante, ma anche loro non riescono a vendere i crediti fiscali al relativo istituto di credito. Mi è stato riferito che hanno difficoltà anche verso le rispettive Casse previdenziali, disponibili ad acquistare i crediti fiscali fino a pochissimo tempo fa.

La cosa brutta è che questi colleghi rischiano di aver svolto il lavoro, di assumersi delle discrete responsabilità conseguenti a ogni intervento Superbonus o bonus minore, e di non poter riscuotere.

E peggio ancora è che hanno sicuramente pagato di tasca propria le polizze assicurative, anche come asseveratori di ecobonus e sismabonus.

Spero soltanto che qualcuno si sia premunito di adeguata lettera di incarico contenente una clausola di “salvezza” o possibilità di recupero pagamento diretto dal committente in caso di mancato buon fine della cessione del credito entro un certo termine. In altre parole si potrebbero essere lasciato una scialuppa di salvataggio con questa riserva verso il cliente.

Altrimenti mi sa che non possono neanche pensare di rivolgersi al committente, neanche nell’ipotesi di cambiamento idea: il committente la prima cosa che farà è opposizione ferma e dura a richieste simili.

E’ infatti possibile che il committente abbia pure lui il problema del blocco o invendibilità del credito fiscale, mettendo in difficoltà a riscuotere l’intera catena degli attori partecipanti.

Vorrei sollecitare le relative azioni istituzionali per sbloccare almeno le posizioni già aperte e perfino arrivate ad opera compiuta, in caso contrario ci saranno colleghi che hanno buttato al vento mesi (o anni) di onorato lavoro professionale, tenendosi però le responsabilità professionale per opere effettuate.

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CARLO PAGLIAI, Ingegnere urbanista, esperto in materia di conformità urbanistica e commerciabilità immobiliare
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