Anche gli interventi CILA-S sono soggetti al rispetto dello Stato Legittimo, pertanto niente immobili abusivi
I fotogrammi pubblicati sulla piattaforma Google Earth sono utilizzabili in sede penale e amministrativa
Continua il filone che consente l’esibizione delle immagini in caso di contestazione o documentazione certa di consistenze per legittimazione urbanistica.
Google Earth è una piattaforma che contiene svariate immagini dell’uso del suolo scattate sia con voli aerei sia in modalità satellitare. E’ una piattaforma attualmente gratuita e accessibile con apposita e omonima applicazione, pertanto gli enti pubblici incaricati di vigilare e contrastare l’abusivismo edilizio vi accedono con facilità.
E’ nato più volte l’interrogativo sul valore probatorio che possono assumere queste immagini, sopratutto nell’ambito della dimostrazione di certi interventi e opere edilizie.
Ci si riferisce in particolare alla realizzazione di opere visibili all’esterno, inutile sottolineare che per quanto attiene le opere interne sono escluse dal ragionamento.
Riparto dalla notizia pubblicata da Edilportale e il valore probatorio di Google Earth per stanare gli abusi edilizi.
Anche un tribunale amministrativo ha ammesso la piena validità delle immagini estraibili da Google Earth (TAR Catanzaro II 1604/2018), ricalcando il principio già affermatosi in Cassazione, il quale conferma che tali fotogrammi costituiscono prove documentali pienamente utilizzabili anche in sede penale.
Già in un precedente articolo avevo sottolineato questo orientamento espresso dalla sentenza di Cass. Pen. III n. 48178/2017, e successivamente applicato anche in successivi procedimento dando continuità ad un uso applicativo di buon senso.
Ad esempio anche la sentenza di Cass. Pen. III n. 25612/2018 si muove in questa direzione, e ritiene legittimo l’uso delle fotogrammetrie estrapolate da Google Earth per dimostrare l’inesistenza di un manufatto in epoca anteriore alla data di ultimazione del Terzo Condono edilizio L. 326/2003.
In quella fattispecie infatti era emerso che dall’immagine di Google Earth non sussisteva alcun manufatto nel periodo intercorrente tra la data limite (31 marzo 2003) e l’istanza di presentazione (10 dicembre 2004), in particolare la foto di Google Earth attestava l’inesistenza di esso alla data del 09 ottobre 2004.
Le fotogrammetrie possono dimostrare la falsa attestazione della consistenza legittima dell’immobile.
Il valore probatorio delle foto di Google Earth è tale da poter ribaltare le dichiarazioni e documentazioni fotografiche depositate nelle domande di condono, sanatoria e quant’altro. Lo stesso dicasi per le aerofotogrammetrie depositate nelle rispettive banche dati private e istituzionali.
Qualora non siano decorsi i termini di legge, i soggetti che hanno depositato queste istanze possono perfino vedersi contestare il reato di falsa attestazione, con tutte le relative conseguenze.
Motivo per cui il consiglio che condivido è di far effettuare e riscontrare questi aspetti da tecnici qualificati e specializzati.
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CARLO PAGLIAI, Ingegnere urbanista, esperto in materia di conformità urbanistica e commerciabilità immobiliare
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