Un passaggio funzionale a turistico-ricettivo potrebbe richiedere valutazione acustica
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Sotto gli edifici di molte città potreste trovare spazi interrati senza autorizzazioni edilizie perchè costruiti per obbligo normativo bellico
Questa informazione storica è per palati fini ed esperti di materia urbanistica, ma merita diffusione perchè ai fini della dimostrazione dello Stato Legittimo immobiliare potrebbe spiegare la presenza di volumi e superfici sotterranei sprovvisti di licenza edilizia o titoli abilitativi comunque denominati, anche come manufatti autonomi o situato al di sotto di edifici esistenti. Gli spazi in esame dovrebbero essere stati realizzati in epoca ormai risalente alla fine della Seconda Guerra mondiale, ovvero (Aprile 1945), perchè finalizzati alla protezione e ricovero dei civili in caso di attacco aereo sulle città o edifici.
In passato infatti furono emanate norme che obbligavano a realizzare spazi speciali spazi per protezione degli abitanti da possibili attacchi aerei, già alcuni anni prima dell’entrata in guerra dell’Italia (10 giugno 1940), in alcuni casi differenziate per zone territoriali e con determinati requisiti costruttivi. Alcune di queste disposizione potremmo trovarle integrate anche nei regolamenti edilizi comunali, a titolo di recepimento di norma con interesse nazionale e di pubblica incolumità.
Queste disposizioni furono integrate e modificate anche in base all’andamento delle fasi di guerra e a seguito di particolari attacchi aerei messi a segno in Italia. Non c’è da dubitare che in seguito tale spazio originariamente ricavato per queste finalità antiaeree sia stato poi riconvertito ad altro uso civile come cantina, deposito o rimessa di vario tipo, senza tuttavia che oggi risulti presente nella licenza edilizia o autorizzazione costruttiva iniziale, e nemmeno depositato al Genio Civile o Prefetture per aspetti strutturali. La paura di una guerra aerea sulle città fu una bella motivazione a costruirli, e purtroppo entrarono in servizio in molti casi; diciamo pure che buona parte della popolazione civile nella parte seconda parte della II Guerra mondiale preferì allontanarsi dalle città e “sfollare” in altre zone del territorio per sfuggire al rischio bombardamento e alla fame.
Ho prodotto di seguito un breve repertorio di norme che prevedevano l’obbligo di costruire questi spazi antiaerei affinchè possa essere utile a coloro che non riescono a dimostrare la loro legittimità urbanistico-edilizia: è molto probabile trovare questi spazi, probabilmente interrati o seminterrati, al di sotto degli edifici situati in agglomerati e grandi città. Forse la vera difficoltà sarà dimostrare la loro preesistenza alle varie soglie temporali di obbligo di titolo abilitativo, considerato l’elevata probabilità che non siano stati neppure accatastati con l’istituzione del Nuovo Catasto Edilizio Urbano (1938-41).
Occorre precisare soprattutto che tali disposizioni erano imperative e di immediata applicazione per un evidente interesse pubblico, per cui non era richiesto alcun titolo abilitativo, autorizzazione o comunicazione edilizia: andavano realizzate in quanto obbligo di legge, e anche per salvare la pelle in caso di attacco aereo. Buona parte di queste norme sono state abrogate ai giorni nostri in quanto inutili,sperando che lo restino per sempre.
Elenco normative e disposizioni edilizie rifugi antiaerei
Regio Decreto Legge 24 settembre 1936 n. 2121, convertito senza modifiche dalla L. 1527/1937 (abrogato con L. 9/2009).
Art. 1
È fatto obbligo agli Enti o privati che costruiscono fabbricati destinati ad abitazione civile o popolare, di provvedere – a proprie spese – per l’adattamento a ricovero antiaereo di parte del sotterraneo o del seminterrato o, in mancanza, del pianterreno.
L’obbligo di cui al precedente comma ricorre anche per i fabbricati in corso di costruzione alla data di entrata in vigore del presente decreto.
Art. 2
Il detto ricovero deve avere le seguenti caratteristiche tecniche:
1° l’area del ricovero si deve stabilire in ragione di mq. 1 per ogni mc. 200 di volume (vuoto per pieno) del fabbricato, calcolando questo volume in base alla superficie coperta e all’altezza della linea di gronda su piano stradale.
Di detta area quella destinata al soggiorno dei ricoverati si deve suddividere in celle della superficie di mq. 15 circa ciascuna e non superiore ai mq. 20;
2° l’altezza utile del ricovero non deve essere minore di mq. 2;
3° le pareti del ricovero devono essere di cemento armato dello spessore minimo di cm. 15.
Ciascuna parete si deve armare con due reti di tondini di ferro a maglie quadrate di lato cm. 20 e distanti, ciascuna, cm. 2 dal rispettivo paramento. I tondini, debbono avere il diametro non minore di mm. 15 per la rete corrispondente al paramento esterno e non minore di mm. 10 per l’altra ed essere convenientemente collegati fra loro. Quelli verticali devono collegarsi anche all’armatura del cielo del ricovero.
Le pareti devono essere prive di finestre;
4° il cielo del ricovero, che può costituire anche pavimento per il piano soprastante, deve essere fermato da un solettone di cemento armato con armatura doppia simmetrica.
Il solettone deve resistere ai crolli delle strutture soprastanti, oltre al carico di kg. 450 per mq.
A tal fine, nel relativo calcolo statico:
a) in caso sovrastino strutture e solai di cemento armato, si deve considerare sul cielo del ricovero un carico uniformemente ripartito uguale al peso in tre solai e di metà delle corrispondenti murature, senza aumento dinamico;
b) in caso sovrastino strutture di muratura listata e solai di travi di ferro e voltine, si deve considerare sul cielo del ricovero un carico uniformemente ripartito uguale al peso di tutti i solai sovrastanti e di metà delle murature interessanti tre piani senza aumento dinamico.
In ambedue i casi si possono ammettere carichi di sicurezza maggiori dei normali, fino ad un massimo di 100 e 1800 kg. per cmq. rispettivamente per il conglomerato e per il ferro in ogni caso, si deve assegnare al solettone uno spessore non minore di cm. 25.
All’armatura doppia simmetrica risultante dal calcolo, se ne deve aggiungere un’altra in senso normale, con tondini dello stesso diametro e posti alla distanza (fra gli iniettassi) di cm. 20 in modo da costituire, nel complesso, due reti di tondini a maglie sfalsate, convenientemente staffate e distanti ciascuna cm. 2 rispettivamente dalla faccia superiore e da quella inferiore del solettone.
È lasciato poi all’iniziativa del costruttore di introdurre altri apprestamenti complementari.
Art. 3
Con Regio decreto, su proposta del Ministro per i lavori pubblici, d’intesa coi Ministri interessati, sarà stabilito l’elenco dei Comuni nei quali dovranno applicarsi le suddette norme.
Art. 4
Nei Comuni di cui all’articolo precedente l’Autorità comunale dovrà accertare che nei progetti di costruzione che le vengono presentati a termini e agli effetti del regolamento edilizio, sia stato adempiuto alle prescrizioni tecniche suddette.
Per i fabbricati in corso di costruzione alla data di pubblicazione del presente decreto-legge, i costruttori dovranno presentare nel termine di due mesi dalla data stessa all’Autorità comunale il progetto riguardante il ricovero antiaereo nelle modalità prescritte come copra.
In caso di inosservanza delle dette norme dovrà negarsi dall’Autorità comunale il nulla osta per l’abitabilità degli edifici stessi.
Art. 5
Senza pregiudizio del divieto di abitabilità, i contravventori saranno puniti con l’arresto non superiore ad un mese o con l’ammenda non superiore a L. 2000, e si applicano le disposizioni dell’art. 106, ultimo comma, e degli articoli 107 e seguenti della legge comunale e provinciale, approvata con R. decreto 3 marzo 1934, 383.
Il presente decreto entrerà in vigore dalla data della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Regno e sarà presentato al Parlamento per la conversione in legge.
Regio Decreto-Legge 16 febbraio 1939 n. 313, convertito dalla L. 2 giugno 1939, n. 739 (abrogato con L. 9/2009).
Art. 1
All’art. 1 del R. decreto-legge 24 settembre 1936-XIV, numero 2121, recante norme circa l’obbligo dell’apprestamento di un ricovero antiaereo in ciascun fabbricato di nuova costruzione o in corso di costruzione, ad uso di abitazione, è aggiunto il seguente comma:
«Il Ministero della guerra, di concerto col Ministero dei lavori pubblici, può esonerare dall’obbligo della costruzione del ricovero gli enti costruttori di case popolari, purché queste siano circondate da un’area non edificatoria almeno doppia di quella coperta e siano edificate ad una distanza non inferiore almeno ai 1000 metri dagli stabilimenti industriali».
Regio Decreto-Legge 18 febbraio 1943 n. 39, senza conversione in legge (abrogato con L. 9/2009).
Art. 1
Nei Comuni che saranno determinati con decreti del Ministro per l’interno, i proprietari di fabbricati di vecchia costruzione comunque destinati ad uso di abitazione, anche collettiva, hanno l’obbligo di provvedere alla costruzione di ricoveri anticrollo, qualora ne sia riconosciuta la possibilità tecnica.
Lo stesso obbligo sussiste per la trasformazione dei ricoveri già esistenti, ancorché apprestati in applicazione del Regio decreto-legge 24 settembre 1936-XIV, n. 2121, convertito nella legge 10 giugno 1937-XV, n. 1527, e successive modificazioni, quando essi siano riconosciuti inidonei all’anticrollo, anche agli effetti di cui all’art. 4 – 1° comma, e suscettibili di adattamento.
Art. 2
Nei Comuni previsti nell’art. 1, il podestà, in base agli accertamenti tecnici degli organi all’uopo incaricati e secondo le direttive del Ministero dell’interno, provvede ad emanare apposita ordinanza con cui dispone la costruzione o trasformazione del ricovero.
Tale ordinanza deve contenere particolarmente:
a) la indicazione dei locali ove debbono essere eseguiti i lavori di costruzione o trasformazione del ricovero;
b) la intimazione all’eventuale conduttore di detti locali di lasciarli disponibili nel prescritto termine, ai fini dell’applicazione dell’art. 3;
c) le istruzioni di massima per la compilazione del progetto;
d) la indicazione del termine entro il quale il progetto deve essere presentato al Comune per l’approvazione.
Copia dell’ordinanza deve essere notificata al proprietario e, contemporaneamente, all’eventuale conduttore dell’immobile.
Il Comune, in sede di approvazione del progetto, fissa il termine per l’ultimazione dei lavori e, attraverso gli organi tecnici all’uopo incaricati, vigila sull’esecuzione dei lavori stessi e ne effettua il collaudo.
Art. 3
I locali necessari per l’apprestamento del ricovero debbono essere lasciati disponibili entro 10 giorni dalla data in cui è stata notificata l’ordinanza prevista dall’art.2.
Quando tali locali siano stati dati in affitto, il relativo contratto s’intende rescisso di pieno diritto dalla data della ordinanza, senza bisogno di particolare disdetta.
Nella ipotesi che solo una parte dei locali dati in affitto siano necessari per l’apprestamento del ricovero, il conduttore ha la facoltà di chiedere la risoluzione del contratto o la riduzione del relativo canone.
Art. 4
Tutti i ricoveri privati devono essere muniti di almeno una uscita di sicurezza.
Quando nei ricoveri non possono altrimenti ricavarsi le occorrenti uscite di sicurezza è fatto obbligo ai proprietari degli immobili contigui di consentire l’esecuzione dei lavori all’uopo necessari.
Il podestà, sentiti gli organi tecnici all’uopo incaricati, provvede con ordinanza da notificarsi alle parti interessate, nella quale vengono stabiliti il termine e le altre modalità per l’attuazione delle uscite di sicurezza.
I lavori per l’attuazione delle uscite di sicurezza sono eseguiti a spese e rischio del proprietario del ricovero, salvo che l’uscita di sicurezza serva anche per il ricovero di uno o più immobili contigui. In questa ipotesi, la spesa grava sui vari proprietari interessati nella misura che sarà stabilita dal podestà, tenuto conto del valore dei singoli immobili e salvo il ricorso all’autorità giudiziaria.
Se l’attuazione della uscita di sicurezza importa un’effettiva e sostanziale limitazione della libera disponibilità dell’immobile contiguo, al proprietario di questo spetta un congruo indennizzo.
Art. 5
Il Ministero dell’interno è autorizzato a concedere contributi, in relazione alla capacità finanziaria del proprietario e all’entità delle opere, i quali non potranno superare il 75 % dell’importo della spesa.
Sono ammesse al contributo soltanto le opere direttamente attinenti aria protezione antiaerea, ivi comprese quelle riguardanti le uscite di sicurezza.
Con decreto dei Ministri per l’interno e per le finanze saranno stabilite le modalità per la concessione e l’erogazione dei contributi.
Il Ministero dell’interno potrà eventualmente somministrare ai privati, attraverso i Comuni, i materiali per l’esecuzione delle opere; dell’importo della relativa spesa sarà tenuto conto nella liquidazione dei contributi.
Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alle opere eseguite in attuazione dell’art. 7 del R. decreto-legge 24 dicembre 1942-XXI, n. 1578.
Art. 6
Qualora, non oltre otto giorni dalla notifica dell’ordinanza di cui all’art. 2, il proprietario dimostri al Comune l’impossibilità di provvedere in tutto o in parte all’esecuzione dei lavori, il Comune ne disporrà l’esecuzione d’ufficio.
Le spese relative saranno anticipale dal Ministero dell’interno attraverso il Comune. Con successivo provvedimento da adottarsi su proposta del Ministro per l’interno, d’intesa col Ministro per le finanze, saranno stabilite le norme per il recupero, nei confronti del proprietario, di dette spese, dedotto il contributo determinato ai sensi dell’art. 5.
Le disposizioni del presente articolo si applicano anche nella ipotesi che il proprietario, per circostanze sopravvenute nel corso dei lavori, si trovi nella impossibilità di proseguirli.
Art. 7
Qualora il proprietario, all’infuori dei casi previsti dall’art. 6, primo e terzo comma, non provveda alla esecuzione delle ordinanze emesse dal podestà per l’apprestamento del ricovero o delle uscite di sicurezza, i lavori saranno eseguiti d’ufficio e la relativa spesa sarà ricuperata per intero con le modalità da stabilirsi ai sensi dell’art. 6, secondo comma. Si applica, inoltre, la sanzione prevista dall’art. 650 del Codice penale.
Le stesse disposizioni si osservano se, nel termine assegnato, non siano stati compiuti, senza giustificato motivo, tutti i lavori prescritti, inoltre al proprietario non verrà concesso alcun contributo per i lavori già eseguiti.
Art. 8
I provvedimenti adottati dal podestà ai termini degli articoli 2 e 4 del presente decreto sono definitivi.
Art. 9
Le disposizioni del presente decreto non si applicano ai locali di proprietà dello Stato anche con ordinamento autonomo, fatta eccezione di quelle contenute nell’art. 1 e nel primo e secondo comma dell’arte 4.
Art. 10
Rimangono ferme le disposizioni del R:decreto-legge 18 giugno 1942-XX, n. 859, e, in quanto compatibili con quelle del presente decreto, le norme del R. decreto-legge 24 settembre 1936-XIV, n. 2121, della legge 6 giugno 1939-XVII, n. 1102, e dell’art. 7 del R. decreto-legge 24 dicembre 1942-XXI n. 1578
Art. 11
Il presente decreto entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Regno ed ha efficacia limitatamente al periodo dell’attuale stato di guerra.
Esso sarà presentato alle Assemblee legislative per la sua conversione in legge.
Tutti i diritti sono riservati – all rights reserved
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CARLO PAGLIAI, Ingegnere urbanista, esperto in materia di conformità urbanistica e commerciabilità immobiliare
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